1 Corinzi 13:1-13

L’ingrediente mancante…

Sintesi. Il termine “amore” è ampiamente inflazionato. Con “l’amore”, infatti, si tende oggi a giustificare qualsiasi cosa. Per quanto il vocabolario cerchi di definire l’amore, vivendo noi in un tempo dominato dal relativismo e dal soggettivismo, il fatto stesso di volerlo definire oggettivamente viene contestato a viva voce. Noi, però, che non vogliamo seguire acriticamente la decadenza contemporanea ed intendiamo essere coerenti con la nostra cristiana confessione di fede, anche dell’amore ne troviamo una definizione oggettiva nella rivelazione biblica. Il testo della predicazione di questa settimana, 1 Corinzi 13, ci potrà indubbiamente aiutare a farlo.

Grandi imprese, ma…

“Puoi fare molto di più di quello che fai” dice il maestro a quello scolaro nel quale ha scoperto grandi potenzialità, se non fosse solo per la sua pigrizia ed indolenza. Questo è vero in moltissimi casi, anche oltre l’ambito scolastico. Noi, infatti, siamo delle creature dotate di capacità veramente stupefacenti. Ciascuno di noi, potenzialmente, con il dovuto allenamento e preparazione, potrebbe arrivare ben al di là di ciò che oggi immaginiamo di poter fare, realizzare imprese che neanche penseremmo a noi possibili.

Le capacità dell’essere umano sono davvero straordinarie, così come le sue conquiste fisiche, mentali, spirituali in ogni campo, già realizzate e che ancora realizzeremo come umanità. “Puoi librarti in alto come un aquila, le ali ce le hai, mentre ora stai strisciando sulla terra”, dice un autore di un libro che ho letto tempo fa e che incoraggia a puntare all’eccellenza in tutto ciò che intraprendiamo. La stessa fede cristiana - quando, naturalmente, è presa seriamente - permette di elevarci a grandi altezze di eccellenza spirituale: questo è possibile attraverso ciò che le Sacre Scritture chiamano “i doni dello Spirito”, promessi e di fatto disponibili ad ogni credente in Cristo.

L’esercizio di grandi doni e capacità, le grandi imprese, valgono veramente, però, quando sono accompagnate, sostenute e caratterizzate, da un ingrediente che spesso tragicamente manca, senza il quale anche la migliore delle imprese, o la maggiore fra le capacità, diventa vana, futile, e persino dannosa. E’ come un piatto ricco e invitante preparato da un bravo cuoco, lo assaggi e poi dici: “…ma qui ci manca qualcosa, è insipido!

Peccato… era così promettente!”

In molte imprese umane, anche di tipo spirituale, religioso, spesso manca qualcosa di essenziale. Questo ingrediente essenziale è l’amore: sono imprese fatte senza amore.

E’ questo il messaggio di fondo del testo biblico sottoposto oggi alla nostra attenzione. E’ un testo ben conosciuto e spesso utilizzato per celebrare l’amore, ma sul quale non si riflette mai abbastanza. Leggiamolo come si trova nella prima lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, al capitolo 13.

Il testo biblico

“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi l'amore, non mi gioverebbe a niente. L’ amore è paziente, è benevolo; l’ amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano (restano, sussistono): fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore” (1 Corinzi 13:1-13).

La comunità cristiana alla quale si rivolgeva l’apostolo Paolo in questa lettera, era una comunità molto ricca di doni e capacità spirituali. Iddio era stato davvero generoso con questa comunità cristiana. All’inizio della sua lettera Paolo scrive: “Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, essendo stata confermata tra di voi la testimonianza di Cristo; in modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Corinzi 1:4-7).

Si sarebbe potuto dire che davvero fosse una comunità modello, se non fosse per una sua grande carenza che pregiudicava e metteva in questione tutto ciò che aveva e faceva: la mancanza di vero ed autentico amore. Era fondamentalmente questo che le causava problemi d’ogni sorta.

E’ tutto sprecato se…

A molti dei suoi membri era stata “data la manifestazione dello Spirito per il bene

comune” (1 Corinzi 12:7), ma non avrebbero raggiunto l’obiettivo che Dio si prefiggeva attraverso questi Suoi doni senza una motivazione di fondo che guidasse e dirigesse il loro esercizio. Sarebbe stato tutto sprecato senza autentico amore!

1. Le lingue. Avevano ricevuto miracolose capacità linguistiche tanto da poter comunicare non solo con molte lingue umane. Se anche, però, avessero saputo parlare la lingua degli angeli (e di fatto qualcuno sosteneva di farlo, in preghiera), senza autentico amore, se a motivare questa capacità comunicativa non era un genuino amore per Dio e per gli altri, era tutto inutile! Allora sarebbe stato solo come udire il fracasso incoerente (ed “infernale”) di piatti, cembali, e coperchi sbattuti l’uno contro l’altro tanto da far male alle orecchie ed aver solo voglia di fuggirsene per non udirlo. L’amore avrebbe permesso di farlo con ordine e considerazione. Non dovevano, cioè, “parlare tanto per parlare” o addirittura parlare solo per far vedere agli altri quanto fossero bravi a farlo, ma parlare per comunicare effettivamente ed edificare, “con un occhio di riguardo” per il destinatario della comunicazione, per il suo bene e non per loro stessi. Se l’amore non motiva l’espressione delle mie parole, è solo un vano esercizio retorico.

2. La profezia. I cristiani di Corinto avevano ricevuto straordinari doni profetici mediante i quali potevano sondare i misteri di Dio altrimenti sconosciuti. Del suo proprio ministero Paolo aveva detto in precedenza: “Noi esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria” (2:7). Lo stesso potevano rilevare d’avere ricevuto i cristiani di Corinto i quali, potremmo dire, eccellevano nella teologia e nella conoscenza delle cose spirituali, delle quali la maggior parte della gente era ignorante. A che sarebbe servito, però, conoscere “tutti i misteri” e “tutta la scienza” se questo non era fatto con amore ma solo, magari, per vantarsene e per competere con la sapienza di questo mondo? Si vantavano d’essere “qualcuno”, in realtà, privi di amore, erano “nulla”.

3. La fede. Essi vantavano una grande fede in Dio che li portava a rapportarsi con

la Sua grande potenza, mediante la quale erano in grado di vanificare i complotti di Satana, guarire malattie, figurativamente “spostare i monti”. Un giorno Gesù aveva detto ai Suoi discepoli che si chiedevano come mai non fossero riusciti ad operare una guarigione: «…A causa della vostra poca fede; perché in verità io vi dico: se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: "Passa da qui a là", e passerà; e niente vi sarà impossibile” (Matteo 17:20). La Scrittura, inoltre, afferma: “Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno” (Marco 16:17,18). Grandi imprese, non è vero? Eppure, senza amore, fare questo non motivati da autentico e genuino amore, era tutto vano, fatica sprecata!

4. La generosità. I cristiani di Corinto dimostravano, poi, grande generosità e liberalità verso i poveri. Voi potreste dire: è magnifico! Che vi poteva essere di più ammirevole di questo per una comunità cristiana? Eppure tutto questo non giovava loro nulla, perché non era fatto per amore. Com’è possibile essere generosi …senza amore? Sembra impossibile, ma si possono fare grandi opere caritatevoli, e queste non valere proprio nulla, perché sono fatte per i motivi sbagliati: non sono ispirate da un vero e genuino amore. Si possono fare tante “collette”, ma prive d’amore. Magari ci si interessa dei poveri che abitano lontano da noi in un altro continente, ma poi si ignora completamente il bisogno, magari di quell’anziano, che abita vicino a noi. Si possono anche sborsare parecchi soldi, ma questo solo per mettersi in mostra, magari per fare impressione sugli altri, o, peggio, “fare impressione su Dio” e guadagnarci così la salvezza eterna. E’ una motivazione egoistica! Se la generosità non è motivata da vero amore per il prossimo, non serve a nulla, non vale.

5. Il martirio. Che ci poteva essere di più nobile, infine, che accettare di morire come martiri sul rogo pur di non rinnegare la fede in Cristo? Allora i cristiani erano spesso perseguitati: praticare la fede cristiana e comunicarla al mondo poteva essere pericoloso. C’era il rischio di finire in carcere, e spesso alla morte! Eppure anche quell’atto così nobile, quell’estremo sacrificio, non avrebbe contato nulla, se non fosse stato motivato dall’amore!

Non basta, infatti, “fare qualcosa” e poi “sentirsi a posto” perché la si è fatta. Nella

fede cristiana sono importanti le motivazioni, è importante “il cuore” con cui si fa qualcosa, l’interesse genuino che si ha per gli altri, l’amore vero e profondo che si ha per la Persona di Dio. Le nostre opere non devono essere finalizzate a noi stessi per valere davvero: devono essere completamente disinteressate per perseguire il bene dell’altra persona, per dimostrare gratitudine a Dio, e non per “ingraziarcelo”!

Un amore meglio precisato

L’amore dunque. Che cos’è, l’amore? Un concetto astratto? Un vago sentimentalismo, un’emozione del cuore? No, anche l’apostolo Giovanni scrive: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità” (1 Giovanni 3:18).

L’amore è forse sentirmi attratto da una persona, oppure qualcos’altro? Se l’amore fosse “sentirsi battere il cuore” quando si incontra una persona, ebbene, si farebbe qualcosa solo …per le persone simpatiche ed attraenti! Qualcuno dice: “Ah, ma …da quellapersona lì proprio non mi sento attratto, anzi, mi è antipatica, mi dà sui nervi, puzza! No. no, non voglio fare nulla per quello lì!”. No, questo non è l’amore come lo definisce il Signore Gesù Cristo, l’incarnazione stessa dell’amore. L’amore, per Gesù (e lo vediamo di come lo pratica nella Sua vita) è quell’amore che si spinge persino a toccare i Suoi nemici ed avversari. E’ un amore che lo porta ad avvicinarsi e soccorrere malati contagiosi! E’ l’amore che lo spinge a contattare anche gli individui più spregevoli della società, e questo perché? Per soccorrerli e metterli in condizione, anche loro, di amare, di amare davvero.

E’ per questo che l’Apostolo, nel nostro testo, a scanso di equivoci, dà almeno quindici esempi di che cosa significa amare, amare davvero. L’amore, trova concreta espressione in modi diversi ed in tempi diversi. Vediamo un po’ che cosa ci dice qui l’apostolo.

Ci vorrebbe tempo per approfondire ogni sua preziosa espressione, ma almeno accenniamone qualcuna.

Pazienza. “L’amore è paziente”, l’amore, sa dimostrare pazienza verso i difetti, le debolezze e gli sbagli degli altri, sapendo che Dio ne ha avuta di pazienza con noi e, benché tre volte santo, se non fosse oggi paziente con noi ci avrebbe già “fulminato”! Quante volte anche noi vorremmo “fulminare” qualcuno, ma amore è avere pazienza! Una volta un villaggio non aveva accolto Gesù, la Sua opera e la Sua predicazione. “Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?». Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò. E disse: «Voi non sapete di quale spirito siete animati. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto, non per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle». E se ne andarono in un altro villaggio” (Luca 9:54-56). Quanta pazienza aveva Gesù con i Suoi discepoli, ostinati, pasticcioni, titubanti, incostanti. Quante volte sbagliavano, dimostravano stupidità e avidità! Avrebbe voluto spesso “mandarne qualcuno al diavolo”, ma non l’ha fatto! Quanta pazienza aveva Gesù con i malati ed i poveri! Quanta pazienza aveva Gesù con Pilato e con coloro che pure lo avversavano, gli rendevano la vita difficile, e poi lo avevano fatto arrestare e messo a morte! L’amore continua a “dare da mangiare e da bere persino ai propri nemici!

Benignità. “L’amore è benigno” e gentile. Se qualcuno dovesse pagarci 10 centesimi per ogni parola o gesto di gentilezza che abbiamo detto o fatto e ci dovesse prendere 10 centesimi per ogni parola sgarbata o scortesia che abbiamo fatto, saremmo poveri o ricchi? Uno spirito amorevole, cortese e generoso, anche nelle circostanze peggiori, è segno del cristiano autentico. Gesù disse: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanniv 13:35).

Non l’invidia. “L’amore non invidia”. L’invidia e la gelosia è come un’infezione che si sparge e che genera odio e conflitto. Qualcuno ha detto che ci sono solo due classi di persone in questo mondo: quelli che sono milionari e quelli che vorrebbero esserlo. C’è chi dice: “Se non lo posso avere io, non ce l’avrai neanche tu” e fanno di tutto perostacolare gli altri che magari meriterebbero certo più di noi.

Non la superbia. “L’amore non si mette in mostra e non si gonfia”. I cristiani di Corinto “più dotati” vantavano le loro capacità e disprezzavano chi non ce le aveva. Il vero amore sarà sempre molto più impressionato della propria indegnità che dei propri meriti. L’amore si stupisce che gli altri e Dio stesso si interessino di te! Alcuni pensano che facendo qualcosa di buono e di utile stiano facendo un favore a qualcuno, o magari a Dio. E’ Dio che dovrebbe ringraziarli se fanno qualcosa!

Non la rozzezza. “L’amore non si comporta in modo indecoroso” e rozzo. C’è chi vanta di essere diretto e brutale, “tanto onesto” da “dire chiaramente le cose in faccia a qualcuno”. L’amore, però ha tatto, “coglie le parole adatte” e anche se deve giustamente rimproverare qualcuno, lo fa non per schiacciarlo ed umiliarlo, ma per aiutarlo.

Non l’egoismo. “L’amore non cerca le cose proprie”. Vi sono coloro che pensano sempre a ciò che la vita “deve” loro e quelli che non si dimenticano mai ciò che loro devono alla vita. Molti problemi li eviteremmo se pensassimo di meno ai nostri diritti e più ai nostri doveri!

Non l’ira. “L’amore non si irrita” facilmente. L’amore cristiano non si esaspera con la gente. L’esasperazione è sempre un segno di sconfitta. Quando “perdiamo le staffe”, perdiamo tutto. Lo scrittore Kipling disse che la prova di un uomo era quando poteva conservare la sua testa quando gli altri perdevano la loro. Chi sa padroneggiare il proprio temperamento, sa padroneggiare tutto.

Non tenere conto del male. “L’amore non tiene conto del male”. Qualcuno dice: “Dieci anni fa, il tre di agosto, tu mi hai fatto del male quando hai detto… o hai fatto…”. Già, c’è chi tiene un accurato registro di tutto ciò che la gente avrebbe fatto contro di lui!

Sono molti coloro che tengono registri del male che avrebbero ricevuto, per “sbatterti in faccia i fatti” quando lo ritengono opportuno.Uno dei più grandi talenti della vita, però, è imparare a dimenticare.

Non godere dell’ingiustizia. “L’amore non si rallegra dell’ingiustizia”, cioè non trova alcun piacere a fare ciò che è male. E’ uno dei caratteri dell’animo umano il fatto di preferire udire dei guai altrui piuttosto che dei loro successi. L’amore cristiano non trova alcun piacere nel raccontare gli sbagli degli altri, anzi, li copre. L’apostolo Pietro scrive: “Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati” (1 Pietro 4:8).

Gioire con la verità. “L’amore gioisce con la verità”. Non è però così facile come sembra, perché ci sono volte che non vorremmo che la verità prevalesse, e tante altre volte in cui non la vorremmo nemmeno udire. L’amore cristiano non desidera mettere un velo sulla verità, non ha nulla da nascondere e così è contento quando la verità è rivelata.

Fiducia. “L’amore crede ogni cosa”, nel senso che ha sempre fiducia. In rapporto a Dio amore significa prendere Dio in parola, in rapporto agli altri amore significa presumere e credere sempre il meglio negli altri. La gente diventa ciò che crediamo che essa sia. Se mostriamo di non aver fiducia nella gente, la potremmo rendere noi non degna di fiducia!

Speranza. “L’amore spera ogni cosa” Speranza significa aspettarsi di sapere! L’amore “sa” che Dio ha tutto sotto controllo e trova la sua pace in quella promessa. Nessuno che speri in Dio rimarrà deluso.

Perseveranza. “L’amore sopporta ogni cosa”, o meglio l’amore persevera. Non si tratta infatti di portare sempre un fardello sulle spalle, ma sapere che i fardelli ingiusti un

giorno ci saranno tolti. L’Apostolo scrive: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13). Tutto questo non può che condurci a riconoscere molto onestamente: “Quanto manca in me, in ciò che faccio, questo prezioso ingrediente dell’amore, l’unico sale che possa rendere “gustosa” la mia vita! Questo, allora, deve condurmi a confessare questa mancanza e a implorare a Dio di sovvenire ad essa, altrimenti la mia vita sarà del tutto inutile e rovinata, e rovinerà altri, invece che aiutarli!

Un valore permanente

L’apostolo, così, ci dice alla fine, sottolineando fortemente ancora il concetto, che ciò che più conta nella vita, alla fin fine, è solo ed esclusivamente l’amore. Esso “non verrà mai meno”, esso è la sola cosa della quale non si potrà mai dire d’essere “superata”. Un giorno le profezie non saranno più necessarie perché godremo della presenza di Dio che ci renderà chiaro ogni cosa. Un giorno non vi sarà più diversità di lingue e la necessità d’esprimersi con molte d’esse, perché ci comprenderemo tutti senza difficoltà. Un giorno non sarà più necessario lo sforzo per conseguire conoscenza, perché sarà disponibile a tutti. Di tante cose oggi pure utili si potrà dire che non ce ne sarà più bisogno, perché saranno tutte “superate”. Non potrà dirsi lo stesso dell’amore, che continuerà ad essere un valore permanente.

In che cosa investite voi la vostra vita? Investire in “cose relative” e di durata limitata può essere utile, ma è saggio chi investe in “beni immobili”, valori permanenti, “tesori celesti” che non potranno esserci sottratti e che rimarranno.

E’ come le cose che ci interessavano da bambini e da ragazzi che, come adulti, ora non attirano più la nostra attenzione. Si dice di certi adulti che sono “bambini non cresciuti” perché si comportano come bambini e si interessano di ciò che giustamente l’adulto considera futilità e sciocchezza. Crescendo, però, si comprende ciò che maggiormente vale nella vita, e questo è la pratica dell’amore. Tutto il resto è relativo, di importanza secondaria. Il denaro, per esempio, serve, ma non possiamo assolutizzarlo come se fosse il tutto della vita. I beni di questo mondo non ce li potremo portare via dopo la morte del nostro corpo. Se investiamo in beni eterni, però, come la fede, la speranza e l’amore, questi valori continueranno ad essere “moneta corrente” nella diversa dimensione di ciò che chiamiamo paradiso. Tante cose che per noi oggi sono così importanti, allora non ci serviranno più. Sarà “moneta fuori corso”, inutilizzabile. Perché, allora, darsi tanta pena per essa?

Di questo amore la Scrittura dice: “Le grandi acque non potrebbero spegnere l'amore, i fiumi non potrebbero sommergerlo. Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell'amore, sarebbe del tutto disprezzato” (Cantico 8:7).

E’ l’amore, quello definito da Cristo, a renderci persone complete. L’amore ci matura, permette di vedere noi stessi quali noi veramente siamo e come Dio veramente è. L’amore è il valore più alto che ci sia. La fede e la speranza sono cose grandi e magnifiche, ma lo è ancora di più l’amore. Una fede senza amore è qualcosa di freddo. L’amore è il fuoco che accende la luce che trasforma la speranza in certezza.

Conclusione

C’è un’ultima importante cosa da aggiungere a quanto abbiamo detto fin ora. Potreste infatti dire: “E’ un bel discorso”, e la cosa sarebbe finita lì… Di fatto io non posso fare né di me stesso né di voi, persone che sappiano veramente amare! Ci vuole ben altro che discorsi e generiche esortazioni, non è vero? In questo avete ragione!

Io non posso trasformarvi in persone veramente d’amore. Quello che solo io posso fare, e questo, alla fin fine, è il mio solo compito oggi, è quello di attirarvi alla meravigliosa persona del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Lui era ed è l’amore, la fonte dell’amore, la chiave dell’amore, quello che di cui io e voi abbiamo bisogno!

E’ soltanto quando si accoglie la Persona e l’opera di Gesù nella nostra vita che si comincia ad essere persone di autentico e non contraffatto amore. Perché? Perché è Gesù, il Cristo, ad essere venuto per la nostra salvezza e per prendere noi, misere, odiose, riprovevoli e condannate creature prive d’amore per trasformarle e salvarle. La Parola di Dio, infatti ci dice: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.

Che Iddio vi dia di affidarvi oggi stesso all’amore di Cristo e, seguendolo, trovare la

vostra salvezza!

Paolo Castellina, venerdì 10 ottobre 2003.